Mi vedo ancora bambino a Mondello, oggi “spiaggia bene”, ma una volta solo
un borgo di pescatori alle porte di Palermo, percorrere le strade che portavano
dal collegio - dove vivevo - alla scuola elementare che sorgeva poco più in là
dell’angolo della piazza principale. Un viaggio breve ed allegro, quotidianamente
ripetuto con la gioia propria d’un bambino, quando tutto è una scoperta, una
sorpresa.
E la sorpresa quel giorno doveva arrivare dalla maestra, della quale
solo pochi giorni prima avevamo festeggiato l’onomastico con i biscotti da lei
portati in classe, che - nel bel mezzo della mattinata - ci fa una domanda: “bambini,
sapete che oggi tornando a casa non troverete a casa né pasta, né pane?”
Pendevamo dalle sue labbra con lo sguardo incredulo..., ma perché - ci
domandavamo - eravamo stati così cattivi da dover rimanere in castigo senza
mangiare?
La maestra, invece, sorrideva...: Tranquilli, bambini, ora vi
racconto... .
Tanto, tantissimo tempo fa, quando ancora non erano neppure nati
i nonni dei vostri nonni, in Sicilia era scoppiata una terribile carestia, si...
proprio quella che succede quando non cresce il grano... .
I palermitani avevano fame, perché non c’era niente da mangiare, e le
mamme non avevano niente da cucinare per i loro bambini... .
Allora il Re,
impietosito da tanta disgrazia, benché s’andasse incontro alla brutta stagione,
fece partire tutte le sue navi che, uscite dal porto, si diressero nelle
quattro direzioni del mondo in cerca di grano per i poveri sudditi affamati.
Passa un mese, ...passano tre mesi e le navi non tornavano: la gente
era sempre più affamata ed il Re più preoccupato poiché l’inverno era molto avanzato
e la gente aveva perso le forze dalla fame... .
Quando ormai s’era perduta ogni speranza - era il 13 di dicembre -
dalla torre del porto si levò un grido: una
vela all’orizzonteeeeeeeee..., due..., anzi tre..., ci sono cinque navi che si
avvicinanooooo..., sono le nostre e quasi affondano cariche come sono... .
La notizia si sparse in un battibaleno... e tutti corsero al porto...,
non già per lo spettacolo - come succedeva ogni qualvolta che approdava una flotta -
bensì per la speranza che fosse finalmente arrivato qualcosa da mangiare.
La gente impaziente vociava e spintonava, e qualcuno più temerario s’era
perfino buttato in acqua per andare incontro ai velieri... .
Il Re in persona, scorato dalla sua guardia personale salì sulla prima
nave, l’ammiraglia, e la trovò ingombra fin sui ponti di preziosi sacchi di
grano e, poiché da terra il popolo aveva cominciato a vociare ed a reclamarne
la distribuzione, ordinò che fosse subito distribuito alla gente.
Così i marinai cominciarono a gettare giù dalle murate i pesanti sacchi
e la gente li raccoglieva e correva verso le proprie case. Ma siccome la fame
era tanta, nessuno si diede pensiero di macinare il grano ed aspettare che si cuocesse
il pane, sicché lo mangiarono così, appena bollito nell’acqua.
L’indomani, il Re ed il popolo tutto, per ringraziare il cielo che di tanta
abbondanza li aveva beneficati, andarono in Cattedrale e fecero voto che “il 13
dicembre, giorno di Santa Lucia, non avrebbero mai più mangiato grano lavorato,
né loro, nè i figli dei loro figli...” e così fu.
Ecco perché, oggi tornando a casa, non troverete né pane, né pasta: ...vi
dovrete accontentare, si fa per dire, delle panelle, degli arancini di carne e al burro, tutte cose fatte con farina di
ceci o con il riso. Ma ci sarà anche la cuccìa che è fatta col grano bollito, in
ricordo di quel grano mangiato per fame così com’era dai nostri antenati, solo
che adesso... le mamme lo condiscono con cioccolato, canditi e la ricotta
dolce... .
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