lunedì 5 settembre 2011

La telefonata


Erano almeno due mesi che aspettava la telefonata che è arrivata oggi, alle 13:00.
- Dottoressa, la disturbo? - ...è sempre dell’idea di collaborare con il nostro studio?
Lei, la dottoressa, a momenti sviene per l’emozione:
- Certo, avvocato, ne sarei felice proprio felice... .
- Bene. Allora per noi è cosa fatta. Avrà un regolare contratto per questi due anni di collaborazione. Ci saranno delle formalità e dei documenti da firmare... . Quando pensa di poter iniziare?
- Quando ritiene lei, avvocato... .
- Le consiglierei di prendersi qualche giorno per sistemare le sue cose, perché... una volta entrata nell’agone avrà più ben poco tempo per sé... . Mi dica lei...
La giovane, che non vuol dare subito una cattiva impressione, guarda spaurita suo padre che, seduto al suo fianco sul lettino della sua cameretta da ragazza, origlia senza tanta discrezione. Lui le sussurra piano: lunedì prossimo...
- Le va bene lunedì, avvocato?
-  Perfetto, dottoressa. L’aspettiamo allora lunedì 12, alle 09:00. Le auguro buon appetito.

La comunicazione si chiude. Lei, è rossa in volto come un peperone, non ci crede ancora... .
Sprizza felicità da tutti i pori e vorrebbe farlo sapere al mondo intero; è già lì che spedisce messaggini alle amiche e non sente neppure sua madre che, dal piano di sotto, chiama: ... è pronto... .
Si va a tavola e, benché pochi minuti prima le sembrava d’avere un appetito degno dei suoi vent’anni, adesso ha lo stomaco chiuso.
Parla incessantemente senza neppur prender fiato, tanto è eccitata: l’ha sempre fatto e non per niente ha scelto la carriera forense... . Quando l’ho spedita a Cambridge a rinforzare il suo inglese scolastico, alla madre che dubitava che due mesi fossero sufficienti per scioglierle la lingua, avevo detto: ...conoscendola, piuttosto che star zitta, imparerà l’inglese in una settimana... . Ero stato facile profeta... .

Adesso c’è quella bistecca alla milanese che langue senza speranza sul suo piatto, benché sappia con certezza d’essere sempre stata la sua preferita, come di tutti i bimbi, peraltro. Adesso che lei bimba non è più, continua ad adorarla quella bistecca, ma oggi proprio non riesce neppure a guardarla.

Credo che sia improvvisamente resa conto che la sua vita è cambiata.

Forse per la prima volta è consapevole d’essere veramente entrata a pieno titolo fra gli adulti: finita con il mondo della scuola, finita la spensieratezza della goliardia, il pianoforte, il canto ai matrimoni...

Fra otto giorni comincerà a lavorare sul serio e dovrà confrontarsi con il mondo dei grandi senza neppure il paracadute di mamma e papà.
Certo dovrà ancora contare su di loro: c’è una casa da prendere, ci saranno le bollette da pagare e... lo stipendio da praticante di studio è quasi simbolico: meglio non farci affidamento.

Però sa anche che è il primo vero passo verso quell’ignoto che potrà inghiottirla se non avrà testa per ragionare  e gambe per camminare.

sabato 3 settembre 2011

Il mondo è della brava gente


In un mondo che ti vuole convincere che non esistono più i buoni sentimenti e le brave persone, io mi vado sempre di più convincendo che - al contrario - i buoni sentimenti e le persone di cuore, non solo esistono, ma sono forse anche la maggioranza.

L’equivoco nasce, in buona parte, dal cattivo giornalismo che dà spazio solo le notizie poco edificanti, dall’onnipresente politica che tale non è più, avendo ridotto al lumicino la sua dignità, dall’abitudine che ciascuno di noi ha preso di ricordare solo i torti ricevuti.
Eppure trovo che il mondo sia pieno di belle persone ed ultimamente ne ho incontrate, anche, tante sia nel mondo reale che in quello virtuale.

E’ a queste che voglio dedicare la mia riflessione di oggi.

Questa estate ho incontrato Luigi. Per la verità lo conoscevo già da anni, poiché andiamo sulla stessa spiaggia, ma non l’avevo mai frequentato e neppure la sua famiglia: una moglie dolcissima e due splendidi ragazzi, un maschio ed una femmina. Ebbene la sua semplicità, le piccole premure delle quali ha circondato me e la mia famiglia, il modo spontaneo di porsi, m’ha incantato e gratificato.

Poi c’è anche Franco, mio occasionale vicino di pianerottolo della casa del mare: lui spazzino e contadino in pensione, la moglie convalescente d’un brutto male. Scopro che passano lì, sei mesi l’anno. La casa gliel’ha data gratuitamente la dottoressa che aveva in cura la moglie perché potesse riprendersi con l’aria di mare. Ma quale medico ti dà, come cura, il suo appartamento al mare? Ecco, quindi, un altro esempio.
Franco e sua moglie li ho conosciuti in quanto avevano preso in simpatia mia figlia: sapevano che era sola ed avevano cominciato a circondarla di piccole attenzioni che poi si sono estese anche a noi genitori.
Grazie alle loro premure, quest’anno ho mangiato i pomodori più buoni della mia vita, ma ci hanno gratificato anche con l’olio quello vero, il peperoncino, qualche piatto pronto... .
Cosa dire? Sopraffatti da tante gentilezze abbiamo cercato di ricambiare nello stesso modo, ma soprattutto con quella sincera affettuosità che s’erano guadagnati.

Durante un bagno a mare, mia figlia ed io abbiamo attaccato discorso con una dolcissima nonna che accudiva due angioletti biondi: da allora ci siamo visti tutti i giorni, sia pure per pochi minuti; lei sempre cordiale e dolce, mai una parola fuori posto, mai una critica verso chicchessia... . E’ venuta perfino a sentire mia figlia che cantava ad un matrimonio. Ci siamo lasciati quasi con sofferenza: ci vedremo un altr’anno! Certo, ha risposto, se Dio lo vorrà... .
C’è Stefano, conosciuto qualche tempo prima su internet, che è diventato per una delle persone più care insieme con sua moglie e le sue figlie che mi chiamano zio... .
E c’è Luciana, dolcissima signora che non ti fa mai mancare una carezza, sia pure virtuale... . La sua sensibilità d’animo è incredibile: lei si commuove per un fiore, per le fusa d’un gattino; si fa carico delle sofferenze altrui, neanche fossero le sue. Sono fortunato ad averla per amica... .

Ci sono, infine, i benefattori del Tempio Sacrario che m’è stato affidato: questi, e sono tantissimi, m’hanno consentito di restaurare, manutenzionare, realizzare e sistemare, in meno di due anni, un’infinità di cose.
Fra tutti Lorenzo, ieri mio cavalleggero, oggi professionista affermato in campo internazionale, che mi tiene i conti ed i bilanci; s’è accollato il grosso delle spese di costruzione del sito del Tempio; ha offerto, infine, un artistico e costosissimo stemma reggimentale.
C’è Silvio che ne ha condiviso quest’esperienza, offrendo un altro degli stemmi murati recentemente.
C’è la stessa Luciana, della quale ho parlato, che in memoria dello zio cavalleggero che l’ha cresciuta, dona una considerevole cifra tutti i mesi.

Ed insieme a tutti gli altri... Ivo, Linda, Gabriella, un altro Silvio..., che sarebbe troppo lungo elencare tutti, ma che meriterebbero d’essere ricordati, c’è - infine - Andrea, un restauratore di Voghera, che in due anni s’è preso cura, gratuitamente, delle opere d’arte, restaurando un’infinità di cose fra quali la Madonna con Bambino, il Crocifisso ed ancora tutti i preziosi arredi sui quali era urgente intervenire.
Ebbene, non ditemi che sono solo fortunato, forse anche questo: ma se io incontro così tanta brava gente, vuol dire che di questa il mondo è pieno e sarebbe giusto cominciare a prenderne atto.

venerdì 2 settembre 2011

Cittadini si nasce, precari si diventa...


Quest’anno  mia figlia ha rivisto un’amichetta, o meglio quella che era un’amichetta dei tempi di  quando -ancora malferme sulle gambine - giocavano a far polpette di sabbia sulla spiaggia. Oggi, quella bimbetta è 26enne. Scopro che s’è laureata lavorando di giorno come cameriera e studiando la notte.
Una ragazza ammirevole per volontà e determinazione, evidentemente.

Alla mia domanda se avesse già trovato un’occupazione, mi risponde che ha lavorato nove mesi per una multinazionale americana con un “contratto a termine”,  ma che è certa che a settembre la riprendano, poiché s’è proprio portata bene; ha avuto perfino degli elogi scritti per il suo impegno.
Lei ce l’aveva messa proprio tutta per farsi apprezzare, senza mai guardare l’orologio: “si figuri - ha aggiunto - che una volta ho preferito dormire in macchina, nel parcheggio, perché avevamo finito intorno alle 23 e c’era un’ora di macchina per rientrare a casa; la mattina, per essere puntuale, sarei dovuta partire alle sei..., ma sa il traffico, un imprevisto... .”

Veramente una ragazza ammirevole, direi d’oro... . Ma che lo l’avessi pensato io a poco è servito: Chiara non è stata chiamata... .

Ora, che anch’io ho una figlia neolaureata, mi chiedo: ma cos’è questa storia dei contratti a termine? E quanta buona fede c’è in chi se ne avvale?
Il lavoratore che viene a trovarsi in questa situazione è un precario a tutti gli effetti, né si può dire che il datore di lavoro sia sempre in buona fede quando sceglie d’assumere un giovane: se lo fosse, allo spirare del contratto direbbe subito: “dottoressa, non più bisogno di lei...”. Se non altro, quella dottoressa si metterebbe subito cercare un altro posto.
Ed invece, no: “siamo molto soddisfatti di lei, ...le faremo sapere dopo la chiusura feriale...”. E la dottoressa aspetta: sa di aver fatto bene; è certa che la chiameranno... .

Ma Chiara non è stata ripresa ed è lì che... aspetta, perché non ci crede ancora che sia finita... .

Vado a guardare su Wikipedia: “Il precariato è costituito da una serie di contratti a termine che non cumulano nel tempo vantaggi economici o professionali perché non consentono al lavoratore di progredire nel proprio cammino professionale. La loro funzione dunque non contribuisce alla facilità d'impiego ed alla professionalizzazione, bensì sgretola in una sequela di impieghi poco remunerati e poco professionalizzanti... ”.

A questo punto sono io a non crederci.
Perché capisco che si lasci a casa chi non vale, ma non un giovane che sia fatto valere.
Oltretutto mi sembra anche antieconomico, poiché non posso pensare che un  vero imprenditore, per risparmiare alcune centinaia di euro, possa rinunciare a chi ha addestrato per un anno, quando questi gli abbia dato affidamento... .
Me lo spiega ancora Wikipedia: “(il precariato) consente al datore di lavoro, il quale rinnova per diversi anni la stessa collaborazione, di aggirare il problema del licenziamento e di mettere in atto un evidente risparmio contributivo e salariale.
E’ così chiarito l’arcano del perché un datore di lavoro furbo, non serio, preferirà un lavoratore interinale ad uno stabilizzato. 

Però se tali forme contrattuali sono previste da una legge dello Stato, com’è possibile che il datore di lavoro se ne possa servire per aggirarne un’altra?
Lo Stato non può intervenire, né moralmente, né fattivamente, poiché è proprio lui ad avvalersene per primo: vedi i 200.000 precari della Scuola di cui tanto s’è parlato negli ultimi mesi, o i famigerati "co.co.co"., sigla quest’ultima che pare dirtela lunga in proposito... .
Inoltre, l’INPS pone a carico dei lavoratori precari una contribuzione pari al 23,5 %, maggiore che non quella del 20% dei commercianti. Soldi questi che, peraltro, non verranno mai investiti nella pensione dei precari.

 Al che mi dico: “povera figlia mia, cosa t’aspetta...”.

giovedì 1 settembre 2011

C'era solo lui...


Ho sentito il custode del Tempio: ieri, domenica 17 luglio, un solo visitatore.

E’ un bel signore di una certa età, magro, sempre elegante, severo. Entra con discrezione, si porta vicino all’altare e rimane lì, fra la Madonna ed il Crocifisso, a capo chino. Si segna e si raccoglie per una decina di minuti. In questi due anni non è mai mancato.


Quando lo vediamo arrivare, anche se stiamo facendo qualcosa di necessario, ci allontaniamo con rispetto e lo lasciamo nella sua pace.

Lui prega come fosse solo al mondo e forse lo è.

Ieri, domenica 17 luglio, è stato l’unico visitatore: forse i Vogheresi sono già in vacanza, forse i Cavalieri sono lontani alle prese con la giornata festiva.

Ma fosse anche solo per la preghiera di quest’uomo, del quale non conosco neppure il nome, vale la pena il sacrificio di tenere aperto il Tempio.

Le monetine

Con il fedele custode arrivo al Tempio per dei lavori di rifinitura. Lui, il custode, rimossi catenacci e chiavistelli, tirata da parte la pesante tenda invernale, comincia a scrutare i due gradini che scendono nella navata. Al mio sguardo interrogativo, risponde: è per le monetine... .
Cosi scopro una singolare storiella.

Tutte le volte che apre il Tempio il custode trova all’interno, sui gradini che portano alla navata, alcune monetine: pochi centesimi, mai più di sette o otto, che qualcuno - ormai da anni - lascia scivolare nella stretta fessura tra il muro ed il battente destro del portoncino.
Il custode pazientemente le cerca tutte le volte e le ripone nell’apposita cassetta delle elemosine, invariabilmente un po’ avara per la verità, ma comunque utile.

Sulla figura dell’ignoto donatore abbiamo fantasticato: Enzo, il custode, pensa possa essere un vecchietto; al Priore arrideva l’idea che potesse trattarsi di un bambino; poi ha prevalso l’ipotesi del pensionato, magari un ex combattente già avanti nell’età che, così, vuol sentirsi vicino ai tanti compagni d’armi che mai son tornati.

Quello del custode e la sua ricerca delle monetine è diventato quasi un rito: ci sono sempre state da due anni a questa parte. Solo una volta è successo che non le abbia trovate e per giorni siamo rimasti in angoscia al pensiero che quel nostro benefattore potesse aver raggiunto i vecchi compagni nel cielo degli eroi. Ma la domenica dopo le monetine sono ricomparse e ci siamo tranquillizzati.

Non abbiamo mai scoperto chi sia l’anonimo elargitore che tutte le settimane compie tale gesto, piccolo, insignificante per valore materiale, ma caro e grande per il sentimento che l’ispira e che sembra voglia dire: io ci sono... .