Mi sto preparando al peggio: mi accorgo d’essere sempre stato irrimediabilmente idealista, uno che nella vita ha sempre creduto e difeso le Istituzioni, nonché gli uomini che le rappresentavano.
Ho sempre amato la mia gente, perché è con la mia gente che identifico il mio Paese sempre amato, sognato grande e virtuoso, esempio ai Popoli e faro di civiltà.
Si, ho identificato il mio Paese nella mia gente: nella mia fantasia di bambino gli Italiani erano belli e gli altri brutti; nei miei sogni d’adolescente gli Italiani erano i più virtuosi, i più bravi, i più fantasiosi, i più generosi...; nel mio credo di uomo ho alimentato le fantasie del bambino e dell’adolescente, confidando nel cambiamento, nel progresso delle idee e della società.
Oggi, con i capelli bianchi, di fronte alla disperazione dei piccoli ed all’insipiente arroganza di quanti in cui riponevo fiducia, comincio a credere d’aver sbagliato tutto.
Dove sono finiti i miei Italiani di bambino? E dove le loro virtù che prefiguravo da ragazzo? Dov’è finita la certezza nel progresso civile?
Tutto oggi naufraga miseramente nel sangue d’un innocente povero vecchio su un lordo selciato di Bari... .
profonda amarezza, ma bisogna ancora credere che gli italiani non sono tutti così: abbiamo bisogno di crederlo.
RispondiEliminaho qualche anno in meno ed il mio percorso non è stato importante e così vicino alle istituzioni come il suo, caro Dario, ma l'amarezza ed il disagio sono gli stessi e a volte, pur non essendo un modello di morigeratezza mi sembra anche di affogare nella volgarità e nell'insulto troppo facile che purtroppo ci circondano.
RispondiEliminaPerché, caro Gigi, l'indignazione degli onesti parla alle orecchie dei sordi e si manifesta agli occhi dei ciechi.
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