E’ la polemica al vetriolo che ormai da mesi imperversa sui giornali, sul web e nei discorsi degli Italiani in casa, al bar, al circolo, nelle piazze... . Quindi tornarci sopra mi sembra di sfondare una porta aperta, non fosse che sono convinto che il politico non ha capito ( o forse fa finta di non capire) le vere ragioni di tanto accanimento.
Ci aspettano almeno due anni di sacrifici e vorremmo che a sostenerli fossero chiamati tutti, a partire da chi questi sacrifici approva su proposta del Cincinnato Monti. Se - tuttavia - andiamo a guardare ai tempi di tale polemica, ci rendiamo conto che il governo tecnico non c’entra poco o nulla, poiché sono ormai decenni che si inveisce contro i privilegi di quella che è stata bollata come “la casta”.
Allora dove stanno le vere ragioni di tanto polemizzare?
Quando ci apprestiamo a comprare un qualcosa, nella valutazione del prezzo che siamo disposti a pagare entrano in ballo tutta una serie di considerazioni: il bisogno, la brama di possedere, l’investimento in se stesso ed ultimo, ma non ultimo, il valore della cosa. Quanto più queste valutazioni concorrono insieme, tanto più alto sarà il prezzo che saremo disposti a pagare.
Quanto al valore delle cose, sul mercato esistono automobili - ad esempio - che, a parità di cilindrata, forniscono affidabilità, prestazioni e confort molto diversi e, di conseguenza, costano cifre che niente hanno in comune fra loro. Se invece si prendono in considerazioni le prestazioni professionali, pagheremo un onorario più alto quanto più sarà bravo il medico, l’avvocato, l’architetto cui ci rivolgiamo.
E qui sta il nocciolo della questione: quanto valgono i nostri politici?
Se dobbiamo giudicare da come ci hanno amministrato in questi ultimi decenni, dagli effetti che i loro provvedimenti ci hanno arrecato - valutazioni che emergono dal debito pubblico che ci affligge e dalla presente situazione economica, nonché dal prender nota delle responsabilità penali delle quali essi sono sistematicamente chiamati a rispondere dalla magistrature inquirente - dobbiamo convenire che le qualità e le capacità di cui hanno dato prova sono decisamente basse, per non dire insufficienti.
Tutto ciò che i politici, infatti, hanno toccato in Italia è finito male: nove volte su dieci, dietro al fallimento di un’impresa o di un’industria, si scopre invariabilmente un coinvolgimento della politica, una losca trafila di mazzette a pubblici eletti e di fondi neri per sovvenzionare personaggi e partiti.
L’accanimento nella conquista del potere ha uguale solo nell’esibita arroganza, una volta eletti, nonché nella smodata sete di arricchimento individuale della quale molti han dato prova, dove il bene comune è richiamato, a parole, come alibi al furto legalizzato, alla concussione, al privilegio inteso come diritto implicito nel proprio stato. Il nepotismo, poi, è diventato regola trasversale nello schieramento parlamentare di questo Paese.
Gli strumenti della lotta politica non sono la dialettica o la cultura sociale, bensì la calunnia, la sopraffazione e l’intimidazione. Ed allorché c’è stato da esporsi per l’aggravarsi della situazione da loro stessi provocata, è emersa tutta la loro vigliaccheria morale concretizzatasi in un governo tecnico.
Se le cose stanno così, e ne siamo tutti testimoni, il nostro è un politico che non vale neppure un centesimo di quanto sudiamo a guadagnare.
In nome di cosa, infatti, dovremmo retribuire costoro, poco o tanto che sia? Forse in nome della democrazia? Ma che democrazia è mai quella che si presenta come tale nelle forme esteriori, ma i cui meccanismi negano all’elettore la possibilità di giudicare la disonestà e l’inettitudine dei propri eletti, nonché di sostituirli con altri più retti ed efficienti?
Quindi, caro politico, gli Italiani - più dignitosamente di quanto stai facendo tu con la tua affannosa ricerca delle medie europee che, guarda caso dovrebbero valere per te e non, ad esempio, per i nostri operai - non stanno facendo questioni di prezzo, ma obiezioni alla tua capacità di rendere il servizio al quale tu stesso ti sei proposto e preposto: tu non vali i quattrini che ci costi.