mercoledì 15 febbraio 2012

Monti, il moderno Cincinnato


Lo storico romano Tito Livio ci racconta: “Lucio Quinzio, unica speranza rimasta al popolo romano, coltivava un appezzamento di quattro iugeri al di là del Tevere. E lì fu trovato dagli inviati... intento a un lavoro agricolo... . Ripulitosi dalla polvere e deterso il sudore, si fece avanti con la toga addosso. Gli inviati (del Senato) lo salutarono dittatore, lo invitarono a tornare in città illustrandogli l'allarmante situazione in cui versava l'esercito.  Ad attenderlo era pronta una imbarcazione allestita a spese dello Stato, dopo aver attraversato il fiume, sulla riva opposta gli andarono incontro i tre figli, seguiti da altri parenti e amici e poi dalla maggior parte dei senatori. Accompagnato da quella folla e preceduto dai littori, venne quindi scortato a casa sua.
Siamo nel 458 a. C. circa, e stiamo parlando di Lucius Quinctius Cincinnatus, eletto dittatore a Roma ben due volte, la prima appunto nel 458 e la seconda nel 439 a. C..
La dittatura a Roma veniva invocata in caso di estremo pericolo della Res Publica e poteva durare fino a sei mesi, periodo durante il quale nessun potere poteva opporsi alla volontà del dittatore.
Cincinnato, salvata la Patria, depose la prima dittatura dopo appena sedici giorni di esercizio, e la seconda dopo poco più, ed ogni volta Lucio Quinzio, detto Cincinnato, tornò ai suoi campi.

Quanto simile, m’appare oggi la figura di Monti: con un’Italia sull’orlo del baratro a causa dell’insipienza dei politici, il Presidente della Repubblica convoca il “Professore” e, con (quasi) unanime consenso, gli affida il Governo, a lui, il non eletto, al quale la politica impone però che - spirato il mandato - non abbia a presentarsi alle nuove urne.
Monti, che già in passato ha rifiutato tanto le offerte della sinistra quanto quelle della destra, accetta il mandato, sceglie la sua squadra di non politici e si mette a fare il lavoro (sporco) che i politici non hanno saputo (o voluto) fare.
Certo non è il dictator di Roma, ma a lui riesce ciò che a nessun politico sarebbe riuscito: aumenta le tasse a dismisura e reintroduce quelle cancellate, perfino con effetto retroattivo; riforma il sistema pensionistico sul quale le fazioni politiche si sono massacrate per anni; si muove con disinvoltura in quell’Europa nella quale spesso i nostri rappresentanti sono stati accolti con sufficienza... .
E sono certo che, alla fine riuscirà a riformare il lavoro, l’inefficiente giustizia e, magari, anche le poste, le ferrovie e quant’altro rende tanto difficile l’essere italiano.
Neanche lui ha la bacchetta magica e, pur dovendo fare i conti con le resistenze delle lobby, dei centri di potere più o meno occulti, della disonestà congenita della politica, mette solo in pratica ciò che ciascuno di noi ha sempre pensato e detto degli altri...: il postino del ferroviere, il giudice del politico, ecc..., perché da sempre sappiamo cosa va riformato in questo Paese, purché non si tocchi il nostro... orticello.

Perché a lui riesce?
Intanto i politici, la maggior piaga d’Italia, hanno fatto un armistizio e riposto i coltelli.  Non illudetevi, non nel nostro interesse o in quello superiore dell’Italia, bensì nel loro stesso: mai, forse, essi avevano toccato il fondo (tutti, nessuno escluso), come negli ultimi anni; e poi quale mai formazione avrebbe avuto speranze di tornare al potere dopo l’attuale cura fiscale, o colpevole d’aver raso a zero tutti gli scaloni pensionistici? Quando mai un partito che si autoproclama popolare avrebbe potuto mettere in discussione l’articolo 18?
E Monti si barcamena in Parlamento e in Europa: mai una parola contro Berlusconi e neppure contro la Merkel; talvolta abbozza ed ingoia il rospo, soprattutto quando è costretto a massacrare i ceti deboli per non farsi demolire nelle Camere, dove i ricchi sono meglio rappresentati.

A lui, nonostante i sacrifici richiestimi, guardo con fiduciosa speranza. Intanto, però, gli sono grato d’aver restituito stile e dignità alla politica.

Forse, come premio al suo lavoro, domani avrà la Presidenza della Repubblica; certo è - invece - che, fra meno di un anno, lascerà - come Cincinnato - per far posto alla volgare insipienza dei nostri politici ed il solo pensiero mi spaventa già.

1 commento:

  1. A me non piace per nulla....i ricchi sono sempre ricchi, i poveri...non hanno neanche più la dignità......il popolo di mezzo....quello dei vecchi posti fissi...si sentono al sicuro, Monti deve incominciare dalla testa e non dai piedi......se incomincia a zoppicare l'Italia perchè il popolo non ha la forza di andare avanti..cadrà anche la testa
    Bruna

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