venerdì 7 settembre 2012

L'Arte ed i contributi statali


In questi giorni in cui a Venezia si tiene il Festival del Cinema, sono tornati al Lido anche i lavoratori di Cinecittà a protestare, in nome dell’arte, contro i tagli alle sovvenzioni al cinema nostrano.
Sabato su domenica scorsa, mi sono alzato verso le tre del mattino, come troppo spesso mi succede, purtroppo. Su Sky c'era un film: Così fan tutte, con Claudia Koll. Non avevo mai visto un film di Claudia: me la ricordavo solo su “Linda ed il maresciallo...”, la simpatica serie televisiva di qualche anno fà.
Incuriosito ho lasciato il film, che era già cominciato da una decina di minuti, ma non sono riuscito ad arrivare fino alla fine: era un porno unico senza alcuna trama; un succedersi di immagini sopra le righe e di rapporti sessuali, il più delle volte contro natura..., fine a se stesse ed atte solo a risvegliare i pruriti di qualche maniaco dalla mente debole.

Ma non è stato neppure questo a darmi fastidio, bensì il messaggio che il debosciato regista, Tinto Bras, ed i suoi autori vogliono mandare: il matrimonio è una gabbia; una prigione per sopravvivere alla quale i coniugi - e la donna  in particolare - deve vivere la propria sessualità in piena libertà, meglio se con incontri casuali. Quello dei coniugi che non accetta questa idea, è un ottuso tiranno ed è giusto che venga abbandonato... .
Proprio un magnifico messaggio, contrabbandato con l’alibi dell'arte e sovvenzionato con i contributi statali per lo spettacolo.

Di questi cattivi maestri, pagati ed arricchiti con le nostre tasse, l'Italia è piena e fin'ora se n'è compiaciuta.
Dubito, peraltro, che questa sia arte, mentre sono certo che un Paese civile non possa devolvere i soldi dei contribuenti per assassinare i valori fondamentali della famiglia ed i sani principi ai quali educare i suoi giovani.

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