La pazienza degli Italiani è messa a dura prova ed anche i loro nervi.
La goccia che fa traboccare il vaso è la notizia della difesa ad oltranza dei propri privilegi operata dai parlamentari anche di fronte a quella che il Governo ha definito come una catastrofe nazionale. Da una parte, infatti, assistiamo alla finta rassegnazione ad approvare una manovra lacrime e sangue tutta a carico dei ceti più deboli della Nazione, e dall’altra prendiamo nota del ricompattarsi del fronte del no contro lo stesso decreto che vorrebbe equiparare quei lauti stipendi alla media europea.
Nessuna vergogna, nessun pudore. Parlamentari come Fini, Mussolini e, perfino Dini - uno degli uomini più ricchi d’Italia - s’ergono a difensori dell’autonomia e della separazione dei poteri tra Governo e Parlamento, imputando al primo la colpa di voler prevaricare le competenze dell’altro per il solo fatto d'aver previsto una riduzione dei loro stipendi a favore della manovra "Salva Italia".
Il Parlamento è sovrano, aveva scritto un indignato Bertinotti a Prodi, quando quest’ultimo aveva tentato di mettere un freno alle spese delle Camere. Oggi questa stessa tesi è difesa dagli odierni indegni rappresentati del popolo allorché si profila la richiesta di contribuire ai sacrifici. Uno spettacolo indecente e spregevole che allontana viepiù la gente dalle nostre istituzioni democratiche.
I discorsi, infatti, che si sentono al bar, nelle piazze, davanti alle chiese, ovunque due o più italiani si ritrovino, sono tutti contro questa inetta ed ingorda classe politica non paga d’aver portato il Paese sull’orlo del precipizio.
Discorsi d’un livore senza precedenti che, se pur comprensibili, devono preoccupare.
Gli Italiani sembrano, infatti, aver ritrovato l’unità di fronte all’odio per la classe politica.
Lo stesso Governo tecnico, chiamato a fare il lavoro sporco del quale i politici vogliono presentarsi mondi alle prossime scadenze elettorali, viene visto come la riprova dell’inutilità di questo Parlamento incapace di gestire le emergenze. Ed allora che se ne vada.
Il nostro è un Paese nel quale la democrazia non ha mai affondato solide radici e nel quale spesso sono invocati gli “uomini della provvidenza”: oggi, quello voluto dal Presidente ed appoggiato dalla più parte dei partiti si chiama “Cincinnato” Monti.
E domani?
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